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UN PRETE, UN ARTISTA E DIECI PAROLE PER RICOMINCIARE

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di Mauro Banchini

Fu una bella scommessa. Mi pare di poter aggiungere “scommessa vinta”. Dimostrare che anche davanti a un televisore, perfino davanti a un televisore addirittura in prima serata, è possibile pensare.

Quando, nell’ottobre scorso, andarono in onda su TV2000, fui spettatore curioso: quelle tre serate dentro e fuori la pieve di Romena, in Casentino, con un prete singolare (Luigi Verdi) e un artista singolare (Simone Cristicchi) mi tennero attaccato allo schermo come è raro mi capiti.

Sarà perché provo affetto per Romena, luogo di bellezza e di profondità, sarà perché sono restato colpito dalla singolarità dei due singolari, sarà perché fra i miei (pochi) amici so di avere una colonna di quello spazio montano come Massimo Orlandi (giorni prima mi aveva confessato alcune perplessità iniziali che avevano avuto, loro di Romena, nella grande sfida di collegare un luogo così intimo e prezioso con le tecniche, inevitabili, di una industria televisiva che, se male usata, può rovinare anche il tesoro più prezioso), sarà per tutto questo ma quelle tre serate me le ricordo bene. Scommessa vinta.

Le poche cose che contano” – questo il titolo – fu un cammino e dunque una ricerca. Immagini, musica, silenzi, parole, poesia, luci, sentimenti, fede, altro e Alto. Un cammino e una ricerca, uno scambio continuo fatto di rilanci reciproci fra un prete che stimo e un cantante che apprezzo.

E quelle parole si sono trasformate in un libro. Un piccolo libro (poco più di 100 pagine), uscito ormai da qualche mese proprio con le edizioni di Romena, che può essere d’aiuto nel sentiero oggi obbligato, per ciascuno di noi, davanti a una pandemia che a ciascuno chiede di cambiare, ripartire, ricominciare: dentro e fuori di noi.

Ecco dunque le dieci parole che Gigi e Simone continuano a consegnare a chi abbia voglia di farsi interrogare. Dalla velocità di uno schermo colorato alla lentezza di una pagina stampata.

Coraggio, umiltà e creatività si alternano nella prima serata e nel primo capitolo come base necessaria per poi lasciare spazio a dignità, fragilità, fedeltà e perdono. Arrivando, nella terza parte, al trittico tutto giocato al positivo: bellezza, gioia, amore. Vengono riportati, anche nel libro, testi del cantante e riflessioni del prete: per entrambi il linguaggio, delicato e diretto, è quello della poesia. Parole dunque pesanti e pensanti, in ottobre affidate al satellite e da novembre messe su carta.

L’unica cosa che il prete salverebbe – dice lui stesso a conclusione del viaggio, dopo che il cantante ci aveva commosso tramite la bellezza dell’innamoramento cantato con “L’ultimo valzer” – sono i bambini e gli innamorati. I bambini – spiega – perché sono “sensibili, creativi, leggeri”. Gli innamorati perché quando sei innamorato “non sei diviso, non sei separato, sei finalmente te stesso”.

Già: tornare bambini per restare innamorati. Oppure restare innamorati e, dunque, tornare bambini. Chissà che non sia davvero questa la strada da percorrere insieme. Per ricominciare di continuo.

Simone Cristicchi Luigi Verdi “Le poche cose che contano. Un prete, un artista e le dieci parole che servono per ricominciare”, Romena 2020