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La scuola, l’educazione civica, il covid

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di Mauro Banchini

Per una singolare, imprevista, imprevedibile circostanza l’inizio dell’anno scolastico Venti/Ventuno di un secolo che ormai tanto nuovo non è, vede intrecciarsi una grande paura e una buona opportunità: la paura di un virus, la opportunità di una “nuova” materia”. Il virus è chiamato Covid 19 e già ha fatto guasti enormi in tutto il mondo. La materia (che definire nuova è un azzardo) si chiama educazione civica.

C’è un enorme bisogno, fra i cittadini di oggi ma soprattutto fra quelli di domani, che l’educazione al civismo (o, se si preferisce, alla civiltà) sconquassi rapporti umani troppo spesso violentati, brutali, inquinati dal virus del menefreghismo. Esattamente quel virus che un maestro come don Lorenzo Milani accostava a un motto fascista (“Me ne frego”) per tentare di fare spazio a un altro motto espresso in una lingua diversa dalla nostra (“I care”) ma facilmente traducibile puntando sull’opposto.

Che la ripartenza dell’insegnamento di una “educazione civica” nelle nostre scuole coincida con le paure e i disagi di un anno scolastico molto difficile da vivere (difficile per tutti: insegnanti e bidelli, presidi e genitori, nonni e soprattutto bambini o ragazzi) può essere un segno. Può indicare un metodo, un cammino.

Proprio nei giorni in cui tutti siamo chiamati a rispettare qualche regola in più (e a rispettarla anche quando non la condividiamo appieno), ecco che l’educazione al civismo e a una cittadinanza attiva ci aiuta, ci viene in soccorso. Proprio quando tutti siamo chiamati a una azione all’apparenza impossibile, specie per bambini e giovani (tenersi a distanza, coprirsi bocca e naso con una mascherina, evitare abbracci, temere quella cosa così bella come il continuo contatto umano …), arriva una materia “nuova” che qualcuno di noi, ormai bianco di capelli, aveva già conosciuta e perfino amata.

E’ la materia che “insegna” a rispettare le regole ma anche, se ce ne fosse la necessità, a infrangerle perché è quella stessa materia che “insegna” a essere cittadini consapevoli e critici; la materia che testimonia come talvolta sia fondamentale andare contro corrente anche perché troppi italiani, nel ventennio, andarono in favore di una corrente sola; la materia che racconta come è nata la Costituzione e come il rispetto di questa – la legge delle leggi – è affidato ogni giorno a ciascuno di noi; la materia che sfida davanti a un difficile, e comunque necessario, equilibrio fra diritti individuali e doveri comunitari; la materia che ricorda come non è il colore della pelle né la grandezza del conto in banca né la potenza dell’ultimo smartphone a renderci diversi e migliori degli altri; la materia che ha molto a vedere anche con la sanità perché soltanto se tutti paghiamo le tasse (giuste) lo Stato può permettersi di garantire la universalità di un Servizio Sanitario che cura chiunque, prescindendo dal suo avere o meno una carta di credito. Eccetera eccetera.

Educazione civica e Covid-19. Il già citato don Milani, che era un tipino molto duro (con la mentalità odierna perfino l’ultimo dei contadini di Barbiana oggi lo denuncerebbe ai Carabinieri già dal primo giorno di scuola per i suoi metodi così duri, la sua pretesa di vietare svaghi, la sua incapacità di seguire le “mode”), il già citato don Milani a chi si lamentava per la “durezza” di quella scuola disse una frase destinata a restare. Perfino oggi che nessuno, fra i ragazzi, ha visto dal vivo una mucca o una pecora e sa arrampicarsi su un albero. “La scuola sarà sempre meglio della merda”.

Chissà come, oggi, don Milani ripeterebbe lo stesso concetto. Chissà se lo ripeterebbe o si arrenderebbe pure lui nell’era delle micidiali chat fra mamme sindacaliste dei propri piccoli (a proposito: educazione civica potrebbe significare anche uso intelligente di social e web).

Aiutiamolo noi, don Lorenzo, a trovare le parole giuste per dare attualità a quel concetto allora riferito a una cultura contadina. Non più deiezione di animale ma qualcosa di altro. Se ci mettiamo d’impegno, ne troveremo – anche qui a Bonistallo e dintorni – tanti di ambienti pieni di nuove “merde” (magari all’apparenza molto profumate) che la scuola, anche al tempo del Covid, può contrastare e battere.

Dai, proviamoci …