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L’essere del Figlio.

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«Eredità del Signore sono i figli» (Sl 127,3). Nell’Antico testamento «eredità di Israele» è un termine che indica in genere il dono della terra al popolo di Dio; dono che compie le promesse fatte ad Abramo e ai suoi discendenti. Il Salmo, applicando l’espressione «eredità del Signore» ai figli, equipara il dono della terra promessa a quello dei figli. In altre parole il figlio è il compimento di un’attesa, quella del popolo come di un padre e di una madre, e l’avverarsi di una promessa, quella della terra dove vivere lunghi giorni ed essere felici (Dt 8,16). Proprio perché frutto di un’attesa ogni uomo porta in sé la necessità di dover rispondere ad altri, di un’obbedienza. Allo stesso tempo, essendo anche il compimento di una promessa, ogni figlio ha in sé la spinta ad andare oltre, il bisogno di varcare il futuro, di scoprire il di più che il tempo riserva alla vita.

Obbedienza che fa essere e libertà che fa diventare sono le cifre simboliche dell’essere figlio. Paradossalmente la libertà del figlio di scoprire il futuro sta nell’obbedienza che lo aiuta a riconoscersi in una famiglia e in una catena di amore e di senso. In quell’obbedienza il figlio impara a dire di no al mondo convulso dei desideri e dei bisogni che lo abita, permettendo il formarsi dello spazio interiore. E proprio quest’ultimo lo porta a scoprire una figliolanza più ampia, quella dello Spirito, che lo porta verso gli altri, al di là della famiglia, e verso l’altro che è il mistero di Dio e della vita. E così nasce una ricerca e un cammino, che porterà il figlio oltre i confini della sua origine, per diventare, a sua volta, inizio di altri cammini, quando l’obbedienza si trasforma nel riconoscimento dell’altro e la libertà nel dono di sé.

(Originariamente pubblicato sul Settimanale La Vita del 12/7/2020)