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La luce, il prima dell’universo che ci raggiunge

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Luce è la prima opera creata da Dio, la sua prima parola (Gen 1,3) e l’ultima, secondo il profeta Zaccaria che immagina la fine del mondo come un giorno in cui non ci sarà più «né luce, né giorno né notte», ma in cui alla sera «verrà la luce» (Zc 14,6-7).

Il libro della Genesi e il profeta Zaccaria concordano su una cosa: c’è una luce che non dipende dal sole, perché è prima del sole e del giorno. Ugo di San Vittore, mistico e scrittore del XII d.C., chiamerà «i tre giorni dell’invisibile luce» i tre giorni che separano la creazione della luce da quella del sole e degli astri (Gen 1,3-19). L’esperienza della luce mette in contatto l’uomo con il prima dell’universo, con quella pausa che precede la formazione delle cose e ne permette l’esistenza. Così quando ogni cosa sarà consumata, quella luce rimane, perenne testimonianza dell’oltre che ci abita in ogni sprazzo di luce di cui riusciamo a diventare consapevoli. Questa è la vita, non semplicemente respirare o muoversi, ma luce, un perenne cercare la luce. Quella luce che rivela le possibilità dell’esistenza. La luce è tutto, è la danza dei colori, è lo spazio tra le forme, è la verità delle idee, è la delicatezza di un tramonto, la bellezza nascosta nelle cose, lo splendore degli occhi che s’illuminano nell’amore. Senza luce niente è possibile, non la vita, non l’incontro, non il cammino, nemmeno l’errore e l’errare degli uomini. La luce è tutto. Luce è il nome di «Dio», come ci ricorda l’etimologia del nome: luce, semplicemente «Luce». Lo sapeva Gesù, «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12) e lo sanno i credenti che chiamano «illuminazione» l’esperienza della fede e del battesimo, e lo sa ogni uomo che sente di avere dentro di sé una luce (Mt 6,23), quella luce a cui può attingere la forza per affrontare ogni cammino.

(Articolo originariamente pubblicato sul settimanale “La Vita” del 17 Maggio 2020)