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Famiglie in lockdown. Le incertezze che fanno crescere genitori e bambini

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di Ilaria Berti.

Dory: “Andrà tutto bene!!!”
Marlin: “Come fai a sapere che non ci succederà qualcosa di terribile?”.
Dory: “Non lo so!”
(Dal Film “Alla ricerca di Nemo”, Walt Disney)

Durante questo periodo di “arresti domiciliari”, la vita in famiglia è trascorsa tra avventurose chat di gruppo per seguire la didattica a distanza dei figli, con genitori che diventano maestri e allo stesso tempo di nuovo alunni alle prese con tabelline, grammatica italiana, geografia..  e poi battaglie tra dinosauri, partite a pallone in giardino, leggere libri, disegnare, tante risate, un po’ di noia, tanti giochi e tanti cartoni animati da vedere o rivedere. Tra questi, per la milionesima volta, abbiamo rivisto “Alla ricerca di Nemo” la storia del pesciolino che viene catturato dai subacquei e del papà Marlin con la pesciolina Dory che attraversano l’oceano, tra mille peripezie, per riportarlo a casa.

Ad un certo punto della storia Dory e Marlin finiscono nella bocca di una enorme balena e sembra tutto perduto.. Dory con il suo inesauribile entusiasmo cerca di convincere il compagno di viaggio che tutto andrà bene e di lasciarsi andare… e Marlin, nonostante la paura, decide di fidarsi dell’amica. Così si scopre che la balena voleva solo aiutarli e li traporta fino al porto di Sidney, proprio la destinazione del loro lungo viaggio alla ricerca di Nemo.

Devo dire che questa scena descrive molto bene il periodo di quarantena che abbiamo vissuto e quello che ancora adesso stiamo vivendo.

Tutti questi giorni strani, pieni di preoccupazioni, senza certezze, catapultati in una realtà completamente diversa dalla solita quotidianità a cui eravamo abituati.

I libri lasciati a scuola e i documenti rimasti in ufficio a testimoniare l’improvviso cambiamento di vita.

Niente sveglia la mattina, niente corse per prepararsi e arrivare a scuola prima che suoni la campanella.

Niente maestre a cui dare  il buongiorno e niente compagni con cui correre a ricreazione.

Niente catechismo, niente piscina.

Bisogna stare a casa, non si può neanche andare dai nonni perché a questo virus piacciono particolarmente le persone non più tanto giovani.

Il babbo quando torna a casa con la mascherina sulla bocca sembra proprio un supereroe tornato da una battaglia contro il  Nemico Invisibile.

Nei primi giorni di lockdown le maestre ci hanno chiesto di fare il disegno di un arcobaleno con la scritta “andrà tutto bene”.

Ma andrà davvero tutto bene? Quando torneremo a scuola? Quando si va dai nonni e a fare una bella camminata nei boschi?

Tante domande… era una situazione difficile pure per noi adulti e per un genitore è sempre frustrante non avere risposte alle domande dei figli… in un modo o nell’altro bisognava tranquillizzare i bambini.

Si è vissuto nell’incertezza per settimane, vivendo giorno dopo giorno, cercando di non farsi prendere troppo dalla paura.

Ecco… In un mondo in cui siamo abituati a sentirci potenti, super-organizzati, con l’illusione di dover avere sempre il controllo della situazione, questo virus ci ha fatto vedere quanto invece siamo fragili.

proprio in questo periodo si è potuto vivere davvero il significato di avere fede, di lasciarsi andare come Dory e Marlin, ammettendo a noi stessi di non poter avere sempre tutte le risposte, imparare ad accettare di avere dei limiti, affidandoci al Signore.

Ma questo ci ha dato anche l’opportunità per riscoprire la bellezza della fragilità, quella che ci rende più umani, più solidali, che ci può far sentire davvero parte di un tutto.

Come ha detto papa Francesco “fragili e disorientati, siamo tutti sulla stessa barca a remare insieme”.

Io spero davvero che questa pandemia dolorosa ci abbia fatto riflettere su molti aspetti della nostra vita e che, quando tutto finirà, potremo tornare ad essere come prima, ma diversi.