Articoli Principali - Testata NewsBreviloquiNewsParrocchia

Delle Vigne

38views

Per chi ha la fortuna di abitare in campagna o in collina la vigna non è un concetto o una parola, ma un insieme di profumi e di odori. È il colore giallo arancio delle foglie che pigramente si staccano dai rami, è il legno fibroso della pianta, ricordo di anni lenti di crescita e di preparazione, è l’andamento ordinato dei filari e il lavoro paziente  dell’uomo che le ha disegnate.

Un tempo quando il vino non era solo l’elegante compagnia di piatti sfiziosi o di incontri tra amici, ma era la lotta e il di più di una vita difficile fatta di inverni freddi e senza riscaldamento, di cibi poveri e non sempre nutrienti, allora, quando i nonni dei nostri nonni dovevano inventarsi strade di sopravvivenza tra le intemperie delle stagioni, la vigna era custode di speranze, rimedio a malanni, invito ad una moderata allegria che allietava la vita.

Non solo, la vigna era anche luogo di incontri e di amore, nelle giornate calde d’estate o nelle atmosfere fatate di fine settembre, quando uomini e donne vi lavoravano alacri e gioiosi, intenti alle uve e agli sguardi in cerca di amore dei giovani.

Orgoglio conquistato del proprio lavoro, cantina fiduciosa di attese, eco di canti e di passioni, simbolo di benedizione e del vino che portava sulle tavole quel pizzico di calore che ne rendeva meno duro l’inverno. È tutto questo la vigna, nomignolo affettuoso che Dio usa per la sua sposa, Israele, per il suo popolo amato, che egli difende dagli animali selvatici, che egli cura per renderla generosa, che egli ama perché  i suoi frutti ne allietino il mondo.
(Cristiano D’Angelo)

Originariamente pubblicato sul Settimanale La Vita del 4 Ottobre 2020