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Vacanze ai tempi del covid-19

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di Mauro Banchini

Distanziamento. E’ (dovrebbe essere) la parola d’ordine di questa strana estate 2020, l’estate che segue due stagioni caratterizzate da paure e lutti a causa di un virus arrivato da lontano. Parola difficile da pronunciare, ma soprattutto da mantenere, in luoghi di vacanza che per definizione invitano allo stare tutti insieme, al mescolamento dei corpi e dei fiati, alla vicinanza delle esperienze e delle sensazioni.

Come, dunque, stare in vacanza nell’estate di Covid19? Cosa fare per mantenere viva quella singolare tensione civile che, solo poche settimane fa, riuscì a farci stare tutti quanti chiusi in casa perché capivamo bene l’importanza di farlo, il valore di regole date a un popolo indisciplinato come il nostro davanti a un interesse generale?

Come usare qualche giorno di vacanza o comunque di sosta (molti in vacanza, purtroppo, non potranno andarci) per confermare quell’assunto in cui ci siamo soffermati (“nulla più come prima”) talvolta con retorica, talvolta credendoci sul serio, talvolta facendo finta di crederci?

Troppo spesso il sinonimo di “vacanza” è “stordimento”: troppe volte chi ha il privilegio, la fortuna, i denari per ritagliarsi un periodo più o meno lungo di “ferie” pensa – o pensava – che in vacanza si debbano fare cose estreme, si debba eccedere, correre come pazzi, stordirsi per poi rientrare, nella normalità della vita, ancora più stanchi, alienati, confusi.

Ecco, allora, una possibile pista per una sosta davvero alternativa e capace di favorire ciò che da una sosta sarebbe più utile: una ri-generazione, una molla robusta capace di dare quella spinta necessaria per affrontare luci e ombre di una vita quotidiana. Lo stordimento giusto può dunque abitare in tutto ciò che aiuta a pensare; a essere cittadini e, per chi ha il dono di credere, anche  ad essere buoni cristiani; un buon libro; un museo; un borgo abbandonato; un film capace di far riflettere; un concerto capace di sollevare; una sosta lenta in un luogo non affollato (volendo se ne trovano tanti, anche nei posti più affollati); la fatica di un sentiero camminato a piedi; un pensiero, anche rapido, di ringraziamento al Creatore; il massimo rispetto per un Creato oggi cosi fragile; il gusto di mangiare cibo buono e magari diverso non per ingozzarci ma per capire cosa c’e dietro; la voglia di conoscere gli abitanti autentici dei luoghi dove ci troviamo (non solo i camerieri, i dj, gli animatori di sagre inventate dagli enti turistici).

Non esistono, per raggiungere la saggezza di uno stordimento cosi alternativo agli stordimenti di un consumismo in fin di vita, ricette precotte né chi scrive è certo in grado di dare lezioni di vita ad alcuno, tranne forse che a sè stesso. Ma se “nulla dovrà essere come prima”, se davvero “andrà tutto bene”, allora l’estate 2020 potrebbe esserci d’aiuto.

Nulla, in effetti, può essere più … stordente che una sosta (difficile, oggi, trovare luoghi più … distanzianti) dentro una chiesetta magari seguita da un buon libro con una camminata e un piatto dal sapore diverso. Eccetera. Buone ferie per chi può. Buona sosta, per tutti.