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Il servizio della Misericordia e dei volontari ai tempi del Covid19 Fase1.Testimonianze e sensazioni

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Parto con il dire che io non immaginavo tutto questo …
Sono Greco Francesco ho 26 anni e da due anni sono volontario della Misericordia di Poggio a Caiano. Non avrei mai pensato di combattere questa guerra . Ho sempre avuto la fobia di ogni tipo di malattia, mi hanno fatto sempre paura, figuriamoci un virus . Ormai mi posso ritenere un Ex ipocondriaco. Devo ringraziare: prima cosa il Signore perché con la Preghiera mi ha fatto superare le barriere della paura. Il secondo ringraziamento al mio medico curante .
E il 9 marzo del 2020, il governo fa il primo decreto di restrizioni di rimanere a casa, non si può più celebrare la messa, le Chiese rimangono chiuse. Vedo la Misericordia chiudere; dentro di me ci sono mille dubbi è tanta paura. Arriva l’inizio della settimana in un lampo. E vedo la Misericordia barricata, gli accessi sono controllati. I volontari non parlano altro di questo virus chiamato Sars covid-19 e vedo nei loro occhi tanto terrore. Le settimane passano alla svelta, i telegiornali e altri programmi, parlano solo di questo virus. Io invece cerco di non ascoltare, chiudendomi nella mia stanza nel silenzio più profondo del mio cuore. Cerco di pregare e di riflettere sul motivo di tutto questo. Non riuscivo ad accorgermi che Francesco continuava il suo servizio in Misericordia, sembrava quasi che qualcuno mi dicesse di continuare e non arrendermi. Intanto dentro la misericordia si creava un legame di amicizia con dei ragazzi, alcuni volontari e altri del servizio civile. Un sentimento di amicizia che ci fa passare la paura è ci da la gioia di andare avanti con il sorriso. Però i giorni bui stavano per arrivare.
E’ il 20 marzo 2020 uno dei nostri volontari rimane colpito dal virus, è positivo. La misericordia rimane colpita e vedo lo svuotarsi della sede. Nello stesso giorno arriva un’altra notizia ancora più devastante un altro volontario colpito. Dentro la Misericordia alleggiava un silenzio che non so neanche spiegare. Dopo una giornata così terribile, Il Papa fa un gesto che è rimasto nella storia, mi ha fatto vedere l’uomo nella sua umiltà. In una Piazza come quella di San Pietro, sempre piena, vederla vuota e in un silenzio che mi ha fatto paura, e guardare un Papa che prega e benedice con quella forza, mi fa pensare che L’amore Dio anche se distante ti riempie e ti da luce. Penso che quel gesto per la misericordia sia stata una grazia. Da quel giorno sono arrivate tante donazioni sia a livello di mangiare che dispositivi di protezione per i volontari. Vedo la misericordia rimboccarsi le maniche, e ripartire da un gesto molto semplice ma che alla popolazione vuole dire che la misericordia e vicino al popolo. Un’idea del nostro Presidente a supporto e di concerto con parroci del paese, portare l’ulivo a tutti gli abitanti di Poggio. In meno di due giorni abbiamo fatto dei mazzetti. Il gruppo in quel momento si è legato ancora di più . La Domenica delle palme abbiamo portato l’ulivo a tutti gli abitati , e vedere il sorriso sul volto delle persone mi ha reso una persone felice. Il secondo momento che ancor di più ci ha reso famiglia e portare le mascherine a tutti. Anche in quel momento ho visto la protezione che ha la misericordia verso i suoi fratelli che le sono vicini. La mia preghiera si è mutata nelle opere come dice San Giacomo apostolo: la Fede senza le opere non si può chiamare Fede . Un’altra cosa che abbiamo è stata cercare di tenere informate le persone di quello che accadeva alla Misericordia attraverso i canali social dell’associazione, grazie ai quali abbiamo fatto e condiviso anche diversi momenti di preghiera per cercare di testimoniare ancora di più la nostra fede e dare a chi ci segue, ed è meno avvezzo alla tecnologia la possibilità di seguire le Messe. Credo che sia un aiuto che deve fa pensare che la Misericordia anche in questo periodo di emergenza è ancora più vicina alle persone che hanno bisogno. Un’altra cosa che mi viene in mente e che ci ha aiutato a fare gruppo è stato imbiancare l’appartamento che è sopra la sede per essere degno di fare dell’opere come quella dei test per i nostri volontari e di tutte le associazioni del nostro territorio. Penso che sia veramente una grazia tutto questo. Trovare delle persone che ti fanno sentire a casa come una famiglia che ha trovato la forza nella preghiera più costante. Pregare insieme alla famiglia l’Angelus nell’anniversario della Misericordia è stato un momento molto toccante per me, che mi ha fatto fa vedere come la preghiera agisce e opera dentro di noi e anche su quelle persone che non credono. Sono più che convinto che l’amore arriva attraverso i piccoli gesti come quelli che fa la misericordia . In questa avventura siamo stati tanti, voglio passare la parola ad altri confratelli, che come me e con me hanno condiviso gioie e dolori….

La nostra consorella Gloria Bianchi di 19 anni che da tre anni che è volontaria della misericordia:

In questo periodo così lungo e difficile le emozioni che si alternano sono molte. L’ansia e la paura fanno da padrone in un momento in cui ogni volta che il telefono suona e si sale in ambulanza, con il cuore che va a mille e un brivido che sale lungo la schiena, la prima domanda che ci facciamo è sempre la stessa: “è un covid?”. Il pensiero passa sempre da questo maledetto virus, ma poi la voglia di aiutare chi ha bisogno di noi, chi ripone in noi volontari tutta la sua fiducia, passa sopra a tutto. Perché non c’è paura che possa tenere a freno la voglia di aiutare un uomo che vede star male la propria moglie o una figlia preoccupata per la vita del padre. È vero: anche noi abbiamo paura, come tutti del resto, ma è proprio la paura che ci permette di stare sempre vigili e attenti sulla situazione, che ci permette di essere sempre concentrati nel proteggersi e tutelarsi. Per noi, ma soprattutto per i nostri familiari, per i nostri genitori che sono orgogliosi di quel che facciamo, nonostante tutte le liti e le discussioni fatte in casa, che nascono dal nervosismo che la preoccupazione porta.
Tutto questo male, tutta la tristezza di questo momento per fortuna hanno portato con sé una nota di positività: questa situazione mi ha permesso di instaurare dei rapporti molto forti con delle persone con cui probabilmente, senza tutto il tempo che stiamo passando insieme, non avrei potuto conoscere così bene. Perché le amicizie che nascono in circostanze come questa, sono le più vere, le più belle, semplicemente perché ci si conosce per quel che si è davvero. Ci vediamo se siamo preoccupati, stanchi, stressati e nei momenti di estrema fragilità, ma anche quando si è felici,
quando si sta bene insieme e passiamo il tempo fra una risata e un’altra.
Proprio per questo i momenti che non potrò mai dimenticare di questi lunghi mesi sono le risate e le chiacchiere fatte all’una di notte mentre tagliavamo l’ulivo per consegnarlo a tutte le case del paese; i tre giorni trascorsi ad imbiancare quell’appartamento inutilizzato da anni, quando ridendo e scherzando ci ritrovavamo più bianchi noi dei muri; la consegna delle mascherine; le ronde nel Bargo con i ragazzini che scappavano appena ci vedevano.
Per quanto mi riguarda, in tutta la tristezza del momento, vedo anche delle cose belle: ho visto nascere amicizie che sono convinta che proseguiranno anche una volta terminata questa emergenza; ho trovato amici con cui so di potermi sfogare, a cui so di poter dire tutto quel che mi passa per la testa, persone che con qualche battuta sono riuscite in più occasioni a rendere meno faticoso e stressante questo interminabile periodo.

Il nostro confratello Francesco Craca di 23 anni e uno del servizio civile :
In questo periodo in cui la paura regna sovrana e le nostre abitudini sono state stravolte da questa pandemia . All’Interno della Misericordia dove sto svolgendo il mio servizio civile da gennaio sono cambiate molte cose, tra cui gli approcci che avevamo con i colleghi ed i pazienti che assistevamo. Durante lo stesso periodo dato che alcuni miei colleghi erano stati messi in quarantena o qualcuno ha sospeso momentaneamente il servizio dato anche la riduzione drastica dei servizi sociali, mi sono trovato sempre più coinvolto all’interno dell’associazione. Essendo un ragazzo a cui le sfide piacciono e avendo una forte voglia di apprendere il più possibile da qualsiasi persona o situazione mi si presenti davanti, ho incominciato ad
intraprendere delle nuove amicizie con tutto il personale ed rendermi il più disponibile possibile per qualsiasi servizio. Da questa esperienza sono uscite fuori delle magnifiche nuove amicizie, le quali mi fanno svegliare la mattina con la gioia di andare verso la Misericordia per iniziare i miei servizi.

La nostra consorella Doriana Moretti di 21 anni da un anno che è volontaria della misericordia.
La misericordia, se non ci sei dentro, è difficile spiegare ciò che è e ciò che ti dà. In questo periodo d’emergenza, pieno di paura, non c’è giorno in cui ti senti solo o triste. Sai che quando varcherai quella porta troverai persone, ormai la tua famiglia, pronte a riempirti di gioia e a farti dimenticare tutte le preoccupazioni del mondo che c’è là fuori. Purtroppo si vedono amici, parenti separati e rapporti distrutti dalla distanza, NOI, in quella che per gli altri è una semplice sede, abbiamo creato una Famiglia, sempre uniti come fratelli. Spesso ci fanno domande del tipo: “ma come fate a stare qui tutto il giorno? Non avete paura di questo virus?” a noi basta guardarci negli occhi, le parole non servono, siamo pronti a tutto. Abbiamo una missione, che va oltre a un servizio sociale o un’emergenza, sorridere e far sorridere: è quello che abbiamo fatto, facciamo e continueremo a fare.
Per il semplice motivo che quando, sotto la mascherina, vedi occhi carichi di felicità che ti ringraziano solo con gli sguardi, ti ripagano per tutto ciò che fai.

Giulio Gualtieri di 22 anni da 6 anni e un volontario della misericordia :
Questa emergenza sanitaria mi ha fatto ripensare a tutte quelle domande che in molti mi hanno fatto durante i vari anni di servizio “ma chi te lo fa fare di stare in ambulanza con il rischio di prenderti il virus?, ma stai a casa no?” o se no “ma chi te lo fa fare di fare quei turni?”.
Tutto è iniziato nel 2014 con quel corso di livello base, ancora non conoscevo il mondo del volontariato e non conoscevo questa seconda famiglia che poi mi ha accolto. Negli anni a seguire questa esperienza di volontariato mi ha aiutato a crescere e conoscere nuovi orizzonti. Con l’arrivo di questa emergenza sanitaria a livello mondiale, sono riuscito a conoscere più a fondo l’aspetto umano del volontariato; quel volontariato che è sempre molto criticato da chi non lo vive.
Ma se io volontario mi tirassi indietro, non svolgessi i miei turni e mi lasciassi trascinare in questo buco nero di panico, ansia, isteria, di terrore chi è che poi monterebbe sulle ambulanze, chi andrebbe a soccorrere chi sta male, chi combatterebbe per le vite delle persone che sono su quella sottile linea tra la vita e la morte?
Paura? Si, che ho paura, ma ho anche paura dell’hiv, della tbc, della meningite, ell’epatite, ho paura della mia incolumità ogni volta che monto di turno 365 giorni l’anno. Abbiamo tutti i tipi di DPI e protocolli da seguire e ci mettiamo sempre la massima attenzione, ma quando il destino si interpone fra noi e la nostra sicurezza e salute non possiamo fare altro che provare a combatterlo con tutte le nostre forze e mezzi. Non siamo supereroi o altre entità, non mi chiedere chi me lo fa fare, me lo sento dentro, in questa triste storia a me è toccato combattere, voi che potete, aiutateci, rispettando le regole, a fermare questa bestia, che sta facendo tanto male al mondo.
Aiutateci perché il nostro sacrificio non sia buttato via.