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Australia chiama Italia. L’importanza di prepararsi e riprendere fiato

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di Alice Marseglia

Testimonianza di una poggese in Australia ai tempi del Covid19


Qui in Australia, abbiamo saputo dai media dell’evoluzione del COVID19 in Cina ed in particolare della gravità della situazione in Italia.
Questo ci ha permesso di prepararci in modo tale da limitare i danni iniziando dai controlli negli aeroporti e mettendo in quarantena per 2 settimane tutti coloro che venivano dall’estero.
Anche i confini fra gli stati australiani sono stati subito chiusi, cosi’ come tutti i grandi raggruppamenti di persone: sono stati annullati i concerti e chiusi gli stadi fino alla sospensione di ogni attivita’ cosi’ detta “non essenziale”: palestre, cinema, teatri, ristoranti (autorizzato solo il servizio da asporto), bar, pub etc.
Tutto questo sta creando un grande danno all’economia australiana, a partire dalle famiglie. Io da chef ho avuto la fortuna di poter continuare a lavorare poiche’ il ristorante vegano dove lavoro ha mantenuto il take away.
Le scuole sono ancora aperte ma solo per servizio a quelle famiglie che, continuando a lavorare, non hanno la possibilita’ di lasciare i bambini a casa. Gli altri continuano a studiare da casa con i collegamenti via internet.
Siamo autorizzati ad uscire da casa solo per 4 motivi: lavoro o scuola, andare in farmacia o dal dottore, fare la spesa ed esercizio fisico, che fortunatamente è consentito sia all’intero nucleo familiare insieme, sia a coppie di amici, osservando sia la distanza sociale obbligatoria di un metro e mezzo, sia lo spostamento esclusivo a piedi: è proibito prendere la macchina e spostarsi in altre zone lontane da casa. I genitori separati possono spostarsi per portare i figli dall’altro genitore.
I controlli da parte della polizia sono serrati e le sanzioni molto alte.
Le persone contagiate vengono allontanate dalle famiglie e messe in isolamento in alberghi adibiti all’assistenza dei malati.
La bassa percentuale di contagi che abbiamo qui in Australia (si aspettavano di arrivare a 100.000 quando pare invece ce ne siano “solo” 5000) ci permette di non vivere l’ansia del contagio e di godere degli aspetti “positivi” di questo particolare momento.
Essere stati costretti a rallentare e ridurre la vita allo stretto necessario ci ha permesso di riprendere fiato. Ci stiamo riprendendo il nostro tempo, sia personale che familiare. Nelle nostre giornate, pur lavorative per i più fortunati, c’è tempo per meditare, sedersi al sole in giardino, godere della natura e dei nostri figli.
Ovviamente anche qui ci sono le eccezioni. Non tutti riescono a cogliere questo aspetto importante e vivono con ansia, specialmente quella di restare senza cibo o carta igienica, anche qui c’è la corsa all’accaparramento, l’assalto ai supermercati, le scorte esagerate che rendono spesso irreperibili anche beni di prima necessità.
L’importante è non farsi coinvolgere avendo la sicurezza che non mancherà mai del tutto il sostentamento, basta adattarsi, reinventarsi.