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Giovani in Quarantena – Aspettando la Pasqua

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I giovani in quarantena

Aspettando la Pasqua

di G. Lunardi (22 anni)

Tra le impressioni di coloro che sono reclusi in casa, che siano ragazzi o adulti, è sicuramente molto diffusa l’incapacità di distinguere un giorno da un altro; tutti i giorni della settimana, senza la scansione data dalla scuola o dal lavoro, si assomigliano effettivamente tra loro…tutti tranne uno. Sì, perché anche se non possiamo raggiungere le nostre parrocchie, quello della domenica mattina rimane per molti di noi un appuntamento fisso, anzi, lo sta diventando in certi casi anche per chi non lo era. Mi sembra infatti che anche chi si sentiva meno coinvolto, trovandosi a vivere il momento della funzione domenicale insieme agli altri membri della famiglia, ne divenga maggiormente partecipe, un adulto così come un bambino. E se ci manca la rassicurante confusione della chiesa colma di gente e di amici, dobbiamo cercare di sfruttare la possibilità di una preghiera più raccolta e il prezioso dono del silenzio che le mura di casa ci offrono.

Credo poi che molti possano confermare con piacere come questo distanziamento sociale stia paradossalmente avvicinando generazioni diverse e lontane tra loro: molti nonni stanno imparando a fare le videochiamate per vedere i nipoti, e spesso sono gli stessi ragazzi che essendo molto più pratichi di tecnologia aiutano i genitori a lavorare col computer e portano in casa la Parola di Dio tramite le messe e le catechesi trasmesse in streaming da sempre più numerosi parroci ovunque.

Quindi sì, per questi ragazzi ci sono pressanti lezioni online, molte ore davanti a uno schermo per studiare o passare le giornate, tanta tv e forse anche un po’ di noia, ma ci sono anche nuovi momenti di tempo per riscoprire il piacere di leggere, per fare un dolce insieme alla mamma o per stare in giardino col babbo, per risentire vecchi amici, e anche per meditare un po’ di più la nostra fede, col gioco se si è piccoli (le opportunità non mancano), con catechesi e letture se si è più grandicelli.

La situazione che stiamo vivendo è difficilissima, per la perdita di persone a noi care, per la preoccupazione costante verso i membri più deboli delle nostre famiglie, per l’angoscia di non riuscire a vedere la vera fine di tutto questo, ma i bambini possono essere ancora una volta la nostra guida. È naturale e giusto essere in apprensione per loro, ma spesso i più piccoli, con l’innocenza e la spontaneità che li contraddistingue, sanno vedere la luce perfino nei momenti più bui, anche per noi che magari non ci riusciamo.

Ci sono quindi anche tanti motivi per gioire, e uno di questi è la carità che può fiorire, e sta fiorendo, proprio in questo drammatico periodo. Sappiamo che l’imperativo è stare in casa, e anche i giovani inizialmente più refrattari hanno ormai capito quanto sia fondamentale per tutta la comunità fare questo piccolo sacrificio, anzi, con la forza e l’assolutezza priva di compromessi tipiche della giovane età, spesso si fanno promotori o divulgatori di opere di solidarietà e messaggi di speranza.

Questa è anche la settimana più importante dell’anno per un cristiano, e se non riusciremo a vivere la Pasqua nel solito modo non disperiamoci, quale momento migliore in fondo per ricordarci la Resurrezione di Cristo? La Settimana Santa ci permette di rivivere gli ultimi giorni della vita di Gesù, non come semplici spettatori ma come se fossimo lì con Lui, dal momento del Suo ingresso a Gerusalemme e nelle nostre case, alla Sua crocifissione e infine alla Sua Resurrezione. Perché a volte è necessario sperimentare anche il dolore e la morte per poter rinascere.